Il candito è il modo ideale per integrare la nutrizione quando le temperature si abbassano e l'umidità ambientale è elevata, rendendo impraticabile l'utilizzo dello sciroppo.
Per comprendere al meglio come utilizzarlo è necessario richiamare qualche nozione di fisiologia dell'alveare nel periodo autunno-invernale.
A partire dalla fine dell'estate, le colonie cominciano a contrarre la covata e produrre le api a lunga vita che comporranno il glomere, necessario per superare i rigori della stagione fredda. Dovendo riscaldare una camera di covata sempre più esigua, il consumo di scorte cala drasticamente, divenendo minimo quando la covata è assente e l'attività delle api è limitatissima. Se si è lavorato adeguatamente nei mesi precedenti, integrando eventualmente con sciroppo quando la stagione ancora lo consentiva, la famiglia dovrebbe avere scorte sufficienti ad arrivare in tranquillità fino a fine dicembre (si parla di 12-14 Kg in pianura, qualcosa in più in appennino).
Durante l'autunno non è quindi necessario intervenire con candito e anzi, vista la blanda azione di stimolazione della deposizione che possiede, può essere controproducente! Infatti ricordiamo che il trattamento anti-varroa invernale va effettuato in completa assenza di covata!
Quando è allora il momento di utilizzare il candito? Il momento ideale è per integrare, solo ove necessario, le scorte nel momento in cui queste dovessero essere insufficienti e quando il loro utilizzo è massimo. Questo momento coincide con la ripresa di covata che solitamente avviene a partire da fine dicembre/inizio gennaio alle nostre latitudini. In questo momento lo sforzo metabolico diventa imponente in quanto le api stanno cercando di allevare in buona quantità le nuove leve per la primavera ma la temperatura esterna è ancora molto bassa e di conseguenza il mantenimento dei 35° nella camera di covata è estramamente dispendioso!
Qual è, infine, il modo migliore di utilizzarlo? Famiglie forti tendenzialmente non hanno bisogno di grosse precauzioni in quanto capaci di termoregolare molto bene e di conseguenza di muoversi anche abbastanza lontano dal glomere, fino al coprifavo dove di solito si appoggia il nutrimento. Famiglie più piccole invece si avvantaggiano grandemente di avere il candito il più vicino possibile in modo da averne accesso con spostamenti limitati anche nei giorni più freddi. In questo caso si può dividere il panetto in due e appoggiarlo direttamente sui favi; si consiglia poi di ricoprire il tutto con un nylon spesso e infine di sovrapporre il coprifavo girato e infine il coperchio metallico. Una periodica visita in apiario soppesando le famiglie dalla parte posteriore informerà sulle scorte residue e sulla necessità eventuale di integrare ulteriormente.
Infine riguardo la preparazione casalinga, si ricorda che il candito va preparato sempre e rigorosamente a freddo. Per farlo è sufficiente amalgamare zucchero a velo con una piccola quantità di acqua o miele, qb fino a rendere la preparazione liscia omogenea e soda, non colante.
Riccardo Cabbri