Nella puntata del 28/02/2020 di Geo, andata in onda su Rai 3, è stato trasmesso un servizio su una piccola azienda apistica situata nel comune di Sant’Oreste (RM).
A seguito di una bella panoramica sulla storia e sul presente dell’azienda, il servizio ha dedicato qualche minuto alla metodica di contrasto della varroa che viene utilizzata di routine in allevamento. Queste le parole enfatiche del giornalista: “Hanno scoperto che un alveare con un pH alcalino più elevato distrugge la varroa, hanno lavorato a lungo per capire come aumentare tale valore e hanno trovato la soluzione nell’acqua! Acqua con una "leggera carica magnetica"”.
Cominciamo dalle basi, si può conferire una carica magnetica all’acqua? Tale magnetizzazione ne aumenta il pH rendendolo più alcalino? Andiamo con ordine.
L’acqua è una sostanza diamagnetica ovvero in presenza di un campo magnetico ne genera uno che ha verso opposto risultandone quindi debolmente respinta. Un esempio di questa proprietà è visibile in questo video in cui una siringa piena d’acqua o addirittura un blocchetto di legno (anch’esso diamagnetico) vengono spostati tramite un potente magnete al neodimio. Ma questo campo magnetico ha una qualche persistenza una volta rimosso il campo che lo ha generato? No, per loro natura i materiali diamagnetici perdono le loro proprietà magnetiche quando il campo viene rimosso. Non è quindi possibile “magnetizzare” l’acqua che, anche a questo riguardo, non manifesta alcun tipo di “memoria” (con buona pace dei sostenitori dell’omeopatia).
Dunque, la magnetizzazione non è permanente, ma potrebbe esserlo l’effetto alcalinizzante ovvero l’acqua potrebbe conservare un pH più elevato elevato dopo l’esposizione al campo magnetico. A tal proposito è bene ricordare che l’acqua pura ha sempre pH neutro ovvero pari a 7, ma così non è per l’acqua che contiene altre sostanze, sebbene in piccolissime quantità. Per rendersi conto di ciò, è sufficiente controllare l’etichetta di una qualsiasi bottiglia di acqua. Si noterà che sono presenti alcuni ioni di origine minerale (da qui il nome), positivi e negativi, che in base alle loro reciproche concentrazioni spostano il pH dalla neutralità. Nel caso dell’etichetta riportata nell’immagine, la prevalenza di ioni caricati negativamente sposta il pH della soluzione rendendo l’acqua leggermente acida (pH = 6).
Ok, poco ci importa, possiamo o no alcalinizzare permanentemente per via magnetica un’acqua minerale da somministrare poi ai nostri alveari? Pare proprio di no. Come indicato nel lavoro di Bogatin (1999)1, l'esposizione ad un campo magnetico sposta l’equilibrio della reazione rappresentata qui sotto verso destra
Ca(HCO3)2 -> CO2 + H2O + CaCO3
favorendo quindi la trasformazione di Ca(HCO3)2 (bicarbonato di calcio, normalmente presente nelle acque minerali) in carbonato di calcio (CaCO3), anidride carbonica libera (CO2) e ioni H+ rendendo l’acqua più acida. Quindi un effetto esattamente opposto a quello ricercato, tanto che la valutazione dell'abbassamento del pH viene proposta come metodica per verificare l’avvenuto trattamento mediante campo magnetico.
Assodato che non esiste un’acqua magnetizzata e che il trattamento mediante campo magnetico non la alcalinizza risulta difficile aspettarsi qualche effetto da questo trattamento. Eppure, uno dei titolari dell’azienda, intervistato nel medesimo servizio racconta: “Abbiamo iniziato a fare dei piccoli esperimenti in alcuni dei nostri apiari, spruzzando sui telaini quest’acqua a cadenza di 15 giorni. Abbiamo deciso di rivolgerci all’Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana, sezione di Apicoltura che ha deciso di ufficializzare la cosa e fare una vera e propria sperimentazione. Abbiamo preso 24 alveari: 12 sono stati trattati con questo tipo di acqua e 12 li abbiamo lasciati senza trattamento. I risultati sono stati che abbiamo avuto un aumento della popolazione delle api dell’85%...”.
Di tale sperimentazione al momento sono riuscito a reperire solo una presentazione fatta dal Dr. Formato (responsabile dell’unità di Apicoltura dell’IZSLT) nel 2012, in cui vengono riassunte varie attività nel campo della sperimentazione di metodiche acaricide innovative. Il riferimento all’acqua oggetto di questo articolo si può trovare nelle slides 27-31, in cui il preparato viene indicato come Warbiovar e definito come “soluzione di sali minerali”. Come si può evincere dalle diapositive stesse, l’efficacia acaricida è praticamente assente, tanto che raggiunge un valore di circa 55%, valore già di per sé insufficiente e assolutamente risibile se paragonato al 46% ottenuto dal controllo (gruppo che non aveva ricevuto nessun trattamento e quindi soggetto alla sola mortalità naturale dell’acaro. Si trova però menzione del dato citato dall’apicoltore, infatti si è evidenziato un aumento assoluto della popolazione d’api dell’85% nel trattato rispetto al controllo che, espresso con un più prudenziale aumento relativo al controllo stesso è pari a circa il 30%. Comunque, un incremento notevole che risulta però difficile da discutere visto che il prodotto è stato solo definito come “acqua potenziata” agli sperimentatori, senza nessuna menzione della sua composizione.
In conclusione:
- non esiste nessuna "acqua magnetizzata"
- l’esposizione a campo magnetico è ininfluente dal punto di vista del pH su acqua pura mentre può acidificare leggermente quella minerale
- l’efficacia di questa presunta acqua magnetizzata/potenziata è praticamente inesistente
- parrebbe esserci un effetto positivo sulla fitness delle famiglie, espresso come aumento di popolazione adulta e covata che però andrebbe ulteriormente investigato magari ricollegandolo alla composizione effettiva del preparato
Quindi, nonostante il consueto attacco ai trattamenti acaricidi tradizionali (accusati di residuare nel miele, sebbene i risultati del PNR 2017 parlino di una percentuale di non conformità pari solo allo 0,22%) la strategia d’elezione per salvare gli alveari rimane quella di affidarsi a farmaci registrati di comprovata efficacia.
Bibliografia
Bogatin, J., Bondarenko, N. P., Gak, E. Z., Rokhinson, E. E., & Ananyev, I. P. (1999). Magnetic treatment of irrigation water: experimental results and application conditions. Environmental science & technology, 33(8), 1280-1285.
Articolo a cura di Riccardo Cabbri